giovedì 5 gennaio 2012

Colecistite acuta: cos'è, come si manifesta, come agire

Colecistite acuta, uno spauracchio per tanti, anche a distanza di anni, tant’è che molti ricordano in maniera netta un attacco, addirittura lo temono al punto da ingigantire ogni dolore dovesse presentarsi in sede addominale. Del resto la colecistite acuta è una patologia per nulla infrequente e in chi vi soffre, tende a recidivare, almeno fino a quando non si sia eliminata la causa che la determina. 

La colecistite acuta, le vere cause 

Su cento colecisti esaminate ed andate incontro ad un episodio acuto, almeno 95 sono ascrivibili ad un calcolo e dunque ad una calcolosi. Il dolore che si accompagna al fatto acuto è dato dall’impossibilità dell’organo di svuotarsi del proprio contenuto, ovvero, della bile, una sostanza in grado di emulsionare i grassi e dunque di intervenire nei processi digestivi. Esistono forme molto più rare di colecistite acuta, parliamo di un cinque per cento di casi, che si annettono a malformazioni dell’organo, soprattutto a livello del dotto colecistico, oppure ad infezioni cui l’organo sia andato incontro. Si tende a considerare anche l’eventuale “sabbia” e/o renella, quale causa di una crisi acuta di colecistite, ma ultimamente gli studiosi tendono a non considerare la “sabbia” ai fini della patologia, per il semplice fatto che per molti medici, formazioni minori che vanno ad ostacolare il dotto colecistico sono sempre da considerarsi soltanto calcoli, sia pure di spessore minore. Così come, ai fini di una colica causata da una colecistite, si tende a considerare il singolo calcolo, anche se grosso, più benigno di tanti piccoli calcoli, per la semplice ragione che, solitamente, un grosso calcolo tende a non muoversi, al contrario di quelle piccole formazioni calcolotiche. 

Esistono anche delle vere e proprie concause che possono portare ad una colica addominale causata da un episodio di colecistite acuta, ad esempio, ultimamente si fa riferimento alle prostaglandine e, riferendoci ad esse, dobbiamo ricordare il ruolo che queste sostanza assumono durante un processo infiammatorio, al punto che laddove si verificasse un tale fenomeno, si potrebbe assistere ad una maggiore secrezione di fluidi che vanno ad ingorgare il dotto colecistico e, dunque, impedire lo svuotamento dell’organo in maniera normale. 

Se a questo aggiungiamo la costituzione fisica del singolo, magari soggetto ad una iperproduzione di sali biliari, oppure, l’influenza determinata da alcune malattie croniche, quali il diabete, condizione quest’ultima plausibile, talvolta, con fenomeni di colecistite acuta, capiamo bene, che la casistica per questa patologia risulta abbastanza alta, soprattutto col passare degli anni per un individuo. Prende invece sempre meno corpo l’idea, valida in passato, che un’eventuale flogosi dell’organo, andato incontro a infezioni, potesse determinare, come conseguenza finale, un episodio di colecistite. Parrebbe oggi non essere più così, semmai il contrario, ovvero,una colecisti andata incontro ad un fenomeno infiammatorio acuto, determina, quasi sempre, una concomitante infezione diffusa che può espandersi agli organi vicini, compreso peritoneo e pancreas

Come si diagnostica una colecistite acuta 

La prima cosa che un medico venuto in soccorso ad un paziente in preda ad un fenomeno di colecistite acuta farà sarà quella di intervenire sul dolore, di intensità elevatissima, insopportabile e associato ad altri sintomi, per lo più penosi con i quali il paziente si dibatte. Generalmente l’esperienza del medico è sufficiente, già in sede di prima visita, per formulare una diagnosi di colecistite acuta, senza però, soprattutto per quei malati che siano andati incontro alla malattia per la prima volta, poter stabilire l’esatta eziologia dell’evento, ovvero, se la crisi è stata determinata da un calcolo o da altre cause. 

Spetta al laboratorio, successivamente o in sede di ricovero, per lo più urgente, mediante esami ematici e referti diagnostici strumentali, stabilire la possibilità che uno o più calcoli si siano incuneati a livello del dotto causando la violenta colica addominale. Sintomatologia della colecistite acuta Il dolore è sempre in agguato, di fronte ad un episodio acuto di colecistite. Il paziente, in preda a dolori vivissimi ed insopportabili, si dibatte, si contorce, spesso urla e piange a causa delle violentissime fitte cui è afflitto. Il dolore, di norma, origina sotto le ultime coste nel lato destro del corpo e tende ad irradiarsi nelle zone vicine. Vì è un segno clinico che potrebbe togliere ogni dubbio circa l’origine del problema ed è il cosiddetto Segno di Murphy, una manovra che il medico esegue sull’ammalato, invitato a inspirare e trattenere il respiro, mentre il medico pone la sua mano laddove il dolore è partito, premendo un po’ e aspettando che il paziente abbia espirato tutta l’aria trattenuta. Basta questo accorgimento per accentuare di molto l’intensità del dolore e così essere quasi del tutto certi di trovarsi di fronte ad un fenomeno acuto di colecistite. 

Ma spesso basta molto meno, ad un medico esperto per capire che è la colecistite, ovvero, l’infiammazione della colecisti, la causa di tutto. A completamento del quadro sintomatologico del paziente, ricordiamo il vomito, la nausea e la febbre cui va ben presto incontro il paziente, sempre più in preda ad un vero e proprio sfinimento, accompagnato spesso da sudorazione profusa, debilitamento e caduta delle condizioni generali, a causa della perdita di elettroliti, dell’ansia, del dolore cui è andato incontro. Ne deriva che l’intervento del sanitario dovrà, prima ancora che stabilire l’esatta natura del problema, intervenire per riportare il malato ad una condizione più accettabile, affinché, oltretutto, risulti più collaborativo, per poter confidare su una diagnosi più certa possibile. 

Esami da eseguire 

E’ utile, se non addirittura indispensabile, procedere a degli esami del sangue e strumentali atti non solo a confermare la presenza della malattia, ma anche ad indagare sull’eventualità che altre patologie si sovrappongono alla malattia primaria ed infine, stabilire l’esatto stato degli organi del digerente. Si procede così a stabilire l’esatta concentrazione degli enzimi pancreatici, quali l’amilasi, le transaminasi che ci forniscono lo stato di salute del fegato, in particolare, laddove siano presenti sintomi quali il sub-ittero, ovvero, la colorazione giallognola di parte del corpo e per procedere a ciò, si ricorre anche allo studio dei valori della bilirubina. A questi esami si accompagnano i cosiddetti esami diagnostico-strumentali che consistono nell’utilizzo di apparecchiature elettromedicali in grado di stabilire la salute e gli eventuali danni patiti dalla colecisti e non solo da questa. Si procede dunque con la colecistografia e con l’ecografia, esami divenuti ormai di routine, ogni qualvolta la colecisti si ammali. 

Come si cura una colecisti infiammata in forma acuta e severa 

Più di quanto si era soliti fare un tempo, oggi, un episodio di colecistite acuta si evita, nel possibile, di curarlo al domicilio del paziente che si preferisce invece ospedalizzare. Ciò in quanto, in ambiente ospedaliero, oltre ad accelerare la diagnosi, si tende più agevolmente a fronteggiare eventuali complicazioni pur sempre possibili. Tuttavia, non è escluso che una prima terapia di urgenza venga praticata al letto di casa del malato e consiste nella somministrazione di farmaci, per lo più praticati in vena, ricordiamo che il paziente vomita quasi tutto. Tali farmaci sono anche tendenti a sedare quanto più possibile il dolore, ripristinando l’assetto elettrolitico a volte gravemente compromesso dal vomito, dal sudore e a volte dalla diarrea che affligge il paziente. Dunque, un intervento collaterale consiste nella somministrazione di quei farmaci antiemetici che contrastino il vomito, così come risulta indispensabile somministrare quei Sali minerali che il paziente ha perso ed eventualmente, ovviamente a giudizio del medico, laddove il malato sia andato incontro a fenomeni febbrili severi, intervenire anche con l’introduzione nella terapia di particolari antibiotici

Laddove ci si trovasse di fronte ad un paziente anziano, affetto da altre patologie, diviene quanto mai indispensabile il ricovero, atto a scongiurare non solo eventuali successive complicazioni, pure possibili, ma a fronteggiare proprio quei sintomi che possono aggravare lo stato del paziente già malato di suo. Pensiamo a quei pazienti cardiopatici dove la deplezione di sali minerali può essere fatale per la stessa esistenza del paziente. Oltretutto, volendo anche ripristinare in qualche modo l’alimentazione del malato, si dovrà anche prevedere il ricorso all’alimentazione mediante sondino, visto che nelle fasi acute il paziente non tollera alcun cibo che viene puntualmente rimesso. 

Terapia delle colecistite acuta: farmaci o bisturi? 

A parte il ricorso a quelle molecole somministrate d’urgenza, per lo più fans, (farmaci antinfiammatori non steroidei), antiemetici e antipiretici, per bloccare il vomito e abbassare l’eventuale febbre, oppiacei, antispastici ad alte dosi ed eventualmente antibiotici, come appena visto, il tutto in vena, mediante infusione continua di soluzioni fisiologiche e glucosate, a seconda dello stato generale dell’ammalato, generalmente nella fase acuta si preferisce non somministrare altro, aspettando i referti che orientino sulla diagnosi definitiva. Laddove la prognosi sia favorevole, generalmente in una decina di giorni, il paziente guarisce, sottoponendolo a cure a base di acido ursodesossicolico e sostanze che agiscono a livello del digerente, antispastici, protettori della mucosa, enzimi digestivi etc. Importante tuttavia risulta il ricorso ad un tipo di alimentazione appropriata per il paziente che sia andato incontro ad un attacco acuto. Dunque si consiglia all’ammalato di bandire dalla propria tavola, per un certo periodo di tempo, i cibi grassi, uova in particolar modo, anche perché, l’eventualità di una successiva crisi è tutt’altro che rara. 

Laddove sia necessario, invece, il ricorso al chirurgo diviene l’unico modo per affrancarsi da futuri rischi, anche se non sempre l’intervento di chirurgia è ritenuto un’eventualità indifferibile. C’è comunque da dire, che il ricorso alla sala operatoria è suscettibile del libero convincimento del medico sulla base dello stato clinico dell’ammalato, ad esempio, c’è chi propende per un intervento che preveda una remissione dei sintomi, chi preferisce agire subito e chi, a seconda delle circostanze è propenso a rimandare l’interevento del tutto. Insomma, non esiste un solo modo di agire nei riguardi della soluzione del problema. Di fatto c’è che una colecistite acuta, come accade oltretutto in tante altre patologie acute, presenta dei rischi a volte persino di morte. Eventualità questa abbastanza bassa, calcolata nell’ordine del 5%, ma non per questo sempre scongiurabile. 

 Le complicazioni che spesso rendono infausta una diagnosi di colecistite sono date da infezioni scatenatesi in organi appartenenti ad apparati diversi, pensiamo il respiratorio, andato incontro a broncopolmoniti, per non parlare del rischio di setticemia, soprattutto in pazienti defedati, compreso uno shock ipovolemico a causa della disidratazione cui è andato incontro il paziente che, se risulta già sofferente e anziano, soprattutto ben oltre i 70 anni d’età, risulta particolarmente a rischio soprattutto se ci si riferisce a broncopatici e cardiopatici. Il bisturi Fino a qualche decennio fa una colecisti si operava mediante il ricorso alla chirurgia classica che prevedeva un’incisione, praticata in narcosi, ovvero in anestesia generale e che metteva a nudo l’organo da eliminare. Oggi, soprattutto di fronte a pazienti che mal tollererebbero un intervento in narcosi, si ricorre alla colecistectomia percutanea, effettuata in anestesia locale praticata mediante dei forellini praticati nell’addome che consentono il passaggio di una speciale sonda che elimini la colecisti in maniera meno demolitivi di un tempo. Tale pratica consente una più veloce dimissione del paziente e, soprattutto, lo libera dallo stress operatorio, dunque, è caratterizzata da un successo terapeutico di gran lunga maggiore.
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