domenica 22 gennaio 2012

Fibromi uterini: cosa sono, come si curano


Cos’è un fibroma uterino? Un tumore benigno del muscolo dell’utero, un argomento che sta molto a cuore alle donne in età fertile, se consideriamo l’alta incidenza di questa patologia che può giungere fino al 30%- L'età d’esordio dei fibromi è soprattutto intorno ai 40 anni d’età quando i fibromi possono, nella percentuale appena visto, fare ingresso nella vita della donna, tali tumori benigni possono anche denominarsi miomi.



I gradi dei fibromi

I fibromi possono essere di grado zero, di grado uno, di grado due, a seconda della localizzazione, così come si può presentarsi sia un singolo fibroma o raggruppato quale somma di più fibromi anche a grappolo; tali differenziazioni sono utili ai fini della diagnosi e della terapia.

Cause e sintomi dei fibromi

Poiché molto difficilmente dal fibroma si dipartiranno metastasi è ovvio che ci troviamo di fronte ad un tumore benigno; non significa che per questo non si debba intervenire sulla malattia che lasciata a sé tende ad aumentare di volume, anche se non è sempre così, oppure, pur mantenendo una dimensione più o meno costante nel tempo tende ad interferire con organi vicini. Fra le cause predisponesti ricordiamo l’ereditarietà, la pillola contraccettiva e, a volte, la gravidanza stessa.

Spesso la presenza di un fibroma passa inosservata alla paziente che si accorge nella totale asintomaticità della patologia in occasione di altri esami. Ma la localizzazione del mioma spesso fa la differenza anche ai fini della sintomatologia. Fra i sintomi principali da ricordare le mestruazioni eccessivamente abbondanti, lunghe e più dolorose, associati quasi sempre a dolori pelvici di una certa intensità. Altro sintomo che denuncia la presenza del fibroma, l’esigenza di urinare, fatto spiegabile con la compressione che la massa tumorale determina sovente sulla vescica, così come da segnalare per in presenza di un fibroma è davvero arduo sperare in una gravidanza al riparo da problematiche.

Diagnostica e terapia dei fibromi

Risulta quanto mai importante la visita medica specialistica quando non solo si sospetti la
presenza di un fibroma, ma soprattutto quando i sintomi lamentati dalla donna siano tali da allarmarla e parlando di sintomi è impossibile che la donna non avverta la differenza di un ciclo mestruale normale e comunque vissuto prima della presenza del fibroma, da quello che viene a determinarsi a seguito del fibroma medesimo. Si parlava di mestruazioni abbondanti, lunghe, dolorose delle quali la paziente in passato non soffriva e questo dovrà essere il primo campanello d’allarme da riferire al medico il quale provvederà a sottoporre l’assistita a visita specialistica che potrà avvalersi dell’apporto di esami strumentali quali ecografia, sempre in grado non solo di scoprire la massa tumorale, ma anche di stabilire la posizione e l’evenienza di uno o più fibromi impiantati in sede pelvica. Ancor meglio fa un altro esame che si definisce isteroscopia, spesso associato all’ecografia che a differenza di quest’ultima coglie la presenza di un fibroma anche quando sia nascosto nei meandri dei muscoli uterini o in qualsiasi altra sede.

Terapie mediche dei fibromi

Non tutti i fibromi richiedono il trattamento chirurgico, valutazione questa che come è ovvio spetta allo specialista, ma in molti casi questi può orientarsi su una terapia farmacologica al fine di assistere al decorso della malattia, a meno che non ravvisi l’urgenza di un intervento chirurgico per asportare l’intera massa tumorale, comunque formatasi. Addirittura, qualora il fibroma si accresca ancora più lentamente di quanto di solito faccia, il medico può anche ritenere di non praticare alcuna terapia al fine si seguire l’evoluzione del fibroma verso una remissione spontanea della patologia, fermo il caso che la paziente sia asintomatica del tutto.

Nel caso invece
in cui si istituisca una terapia farmacologica, il medico può orientarsi verso quelle terapie volte a contrastare i sintomi del tumore, ad esempio, Fans per controllare il dolore, antiemorragici, da tempo si usa il Tranex (acido tranexamico) per ridurre l’eccessivo sanguinamento derivante dalla presenza della massa tumorale, fatto che alla lunga oltre ad indebolire la paziente rischi di anemizzarla quando le perdite ematiche diventassero importanti. Si capisce bene che se l’orientamento è volto a contrastare i sintomi del fibroma, tali terapie non avranno alcun effetto sul fibroma stesso che dovrà invece essere trattato con farmaci a base di ormoni se si vorrà sperare in un successo terapeutico.

I farmaci ormonali d’elezione sono rappresentati dai progestinici, oppure dagli  estrogeni e progestinici insieme, quest’ultimi soprattutto evitano la proliferazione del fibroma a livello dell’endometrio, ma vanno utilizzati quando la paziente è a conoscenza che proprio per la terapia praticata e durante tutto il tempo in cui essa venga impiegata non potrà avere alcuna gravidanza, stante il fatto che parliamo di farmaci anticoncezionali. Altra classe di farmaci utilizzata è quella degli agonisti degli estrogeni che tuttavia non sono esenti da effetti collaterali. Così come non è raro che ci si orienti direttamente sui soli progestinici che hanno un ottima riuscita terapeutica per ridurre l’eccessivo sanguinamento, anche laddove si prevedesse a breve l’eventuale intervento chirurgico. Ne consegue che più dettagliata sarà la visita atta a localizzare e quantificare il o i fibromi, più variegata sarà la terapia in base anche a quelli che sono i sintomi della paziente e lo stato di salute complessivo della stessa.

Trattamento mediante ricorso a dispositivi intrauterini con  progestinici

L’utilizzo di dispositivi intrauterini ha una buona efficacia terapeutica soprattutto quando a questi dispositivi si associ il rilascio di progestinici; il dispositivo, a meno di effetti avversi, viene lasciato agire per cinque anni, ma non è raro che la paziente dopo i primi 12 mesi di impiego del dispositivo assista all’assenza delle mestruazioni. Tuttavia questo trattamento è sempre più salutato benevolmente dai medici e, di conseguenza dai pazienti, lo testimonierebbe uno studio recente che dimostrerebbe come su cento pazienti affette da fibromi, almeno 68 che si erano sottoposte all’impianto di dispositivi intrauterini con rilascio di progestinici, abbiano di fatto scansato il ricorso al tavolo operatorio, rispetto a quelle che non avevano subito analogo trattamento. Così come, il medico ricorderà alla paziente che proprio tale dispositivo sarà responsabile di un sanguinamento irregolare nei primi tre mesi di trattamento.

Il ricorso alla chirurgia

Oggi, quando possibile, si tende a ridurre al minimo l’intervento cosiddetto  di isterectomia, valutando sempre di più terapie anche chirurgiche meno invasive; oltretutto l’isterectomia ha costi sociali ed economici più elevati e oggi più che mai l’orientamento della medicina propende, anche in altre situazioni, quanto mai alla conservazione dell’organo. Sta di fatto che occorre ricordare che con l’isterectomia si cura definitivamente il problema dei fibromi.

L’intervento chirurgico più praticato, quando non sia andata a buon fine ogni altra terapia farmacologica, è rappresentato dalla miomectomia, si tratta in questo caso di rimuovere il fibroma stesso, una tecnica che consente di salvare l’utero e che viene associata anche a contestuale terapia farmacologica per scongiurare eventuali recidive, pur tuttavia possibili.

Altra tecnica utilizzata consiste nell’embolizzazione dell’arteria uterina, partendo dal presupposto che se è possibile togliere nutrimento al fibroma questo decresca di volume e comunque non si ingrossa più; la tecnica consiste nell’iniezione di particelle a mo’ di gelatina all’interno delle arterie uterine che limitano fino a bloccare il flusso sanguigno a livello del fibroma che col tempo finirà per perdere di consistenza. La tecnica è associata ad un breve decorso operatorio ed è ritenuto  a bassa invasività. E’ una tecnica che tuttavia richiede oltre a mani esperte da parte del chirurgo anche  speciali precauzioni al fine di non ledere organi vicini quali ad esempio le ovaie. Un’altra tecnica che sta riscuotendo molti successi è quella praticata mediante chirurgia associata ad ultrasonografia guidata a mezzo di risonanza magnetica approvata sei anni fa anche dalla FDA e che consente di estrarre il fibroma conservando l’utero della paziente, visto che è possibile raggiungere la massa tumorale bombardandola mediante ultrasuoni, fatto che, oltretutto, evita le incisioni chirurgiche praticate  un  tempo.

L’isterectomia è l’ultima chanche offerta a quelle pazienti che vogliono liberarsi in toto dalla possibilità che il fibroma possa ripresentarsi, una volta era l’unico baluardo che la chirurgia del tempo poteva offrire a questi pazienti. L’isterectomia può essere totale laddove si preveda di asportare l’intero utero, oppure parziale, laddove si preveda di lasciare in sito almeno il collo dell’utero. E’ una tecnica ovviamente invasiva, ma meno problematica, ai fini del rischio operatorio di quanto si possa ritenere; è ovvio che la donna che vi ricorra dovrà sapere bene che dopo un intervento di isterectomia non potrà avere mai più alcuna gravidanza.

Come si vede, concludendo, oggi il fibroma dovrà fare meno paura di un tempo, ne consegue che la donna in preda a variazioni della normale performance in  ambito alla sfera ginecologica ed in presenza di qualsiasi sintomo dovesse palesarsi dovrà ricorrere alle cure dello specialista, atteso che il più delle volte con una diagnosi tempestiva è possibile evitare conseguenze maggiormente spiacevoli.

( Xagena2008 ) Fonte: 1) Informazioni sui Farmaci, 2002;  2) Mayo Clinic, 2007

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