mercoledì 18 gennaio 2012

Vene varicose: come si curano? sono pericolose?


Un problema sicuramente non da poco quello dell’insufficienza venosa cronica, più comunemente noto col nome di vene varicose. Un inconveniente che riguarda una popolazione di persone pari a circa 35 fino addirittura 50 pazienti su cento. Anche se, quelli che assistono agli esiti più impegnativi della patologia con segni evidenti del disturbo, sono circa il dieci per cento, per lo più rappresentati da donne. Nonostante l’alta incidenza della patologia, non si può parlare di malattia che metta a repentaglio la vita del paziente, ciò non toglie però che, al di là di un fatto estetico, l’insufficienza venosa cronica, limita in qualche modo la vita di chi ne è affetto, stante la comparsa di disturbi di vario genere, che vanno dal dolore di tipo crampiforme, al senso di pesantezza, fino a giungere, in qualche caso, anche alla flebite e alla tromboflebite ed in questo caso l’esigenza di una cura tempestiva della malattia di fronte a questa grave complicazione, diviene imprescindibile.

Perché si soffre di insufficienza venosa cronica


Conoscendo i meccanismi fondamentali che regolano la circolazione venosa, scopriamo che il sangue venoso per spostarsi dalle estremità fino al cuore ha bisogno di un sistema di recupero che vinca la forza di gravità, situazione questa del tutto normale, qualora la condizione generale dei vasi non fosse compromessa da eventuali patologie istauratesi o dalla stessa età. Quando ci si trova di fronte ad un’insufficienza venosa cronica invece, assistiamo ad un non più corretto funzionamento del sistema di valvole che non essendo più in grado di contrarsi nei giusti tempi, danno vita a dei veri e propri ristagni ematici all’interno dei vasi, causando di conseguenza uno allargamento con relativa slabbratura anomala della vena colpita che in qualche caso finisce pure con l’infiammarsi dando luogo a quelle che si definiscono vene varicose.


Esistono cure efficaci per le vene varicose?


Oggi è possibile immaginare una terapia efficace dell’insufficienza venosa cronica prevedendo prima di tutto una serie di accertamenti diagnostici in grado di stabilire il grado della malattia accusata dal paziente. Per giungere a ciò il ricorso all’angiologo risulta la scelta migliore considerato che lo specialista prevedrà tutta una serie di accertamenti diagnostici che contemplino anche l’uso dell’ecocolordoppler, un esame per nulla invasivo, che ben mostra non solo il calibro della vena interessata dal problema, ma anche il grado di insufficienza venosa di cui soffra il paziente. A corredo di quest’esame lo specialista di norma associa esami ematici che, grazie alle prove di coagulabilità del sangue, stabiliscono l’eventuale  rischio di andare incontro ad eventuali tromboflebiti o che ne riconoscano la possibile gravita in quei pazienti che ne soffrano.


La terapia dell’insufficienza venosa cronica


Il trattamento farmacologico dell’insufficienza venosa cronica tiene in considerazione diversi fattori, lo stato della patologia, l’eventuale complicazione rappresentata da fenomeni infiammatori a carico dei vasi, lo stato generale del paziente. In caso di tromboflebite il medico agirà con quelle terapie atte ad intervenire sull’infiammazione delle vene, con il ricorso agli antibiotici ed a quei farmaci che si oppongono all’eccessiva coagulabilità del sangue, eparina e suoi derivati, in primis. Il solo trattamento dell’insufficienza venosa invece è più prerogativa di sostanze, quali gli integratori, in grado di limitare i sintomi nel tempo, evitando l’aggravarsi del quadro clinico del paziente. Tali integratori sono per lo più a base di sostanze definite bioflavonoidi, ricavate per lo più dagli agrumi, aggiunti ad altre sostanze estratte dalla centella asiatica, cui si aggiungono eventualmente l’escina e la diosmina, queste ultime agiscono a livello degli edemi, riducendoli,  nel frattempo formatisi. L’azione di queste che sono a tutti gli effetti sostanze naturali, agiscono anche intervenendo al meglio sull’infiammazione riducendola soprattutto se ai primi principi attivi si somma l’azione di altre sostanze quali il meliloto, il mirtillo e l’estratto del gambo di ananas.


L’uso di farmaci quali antinfiammatori non steroidei ( Fans ) è indicato quando a tutto si associa anche il dolore, o il fastidio causato dalla patologia e quando si debba intervenire più massicciamente nel contrasto dell’infiammazione e degli eventuali edemi associati. In questo caso, all’azione dei fans può aggiungersi quella rappresentata da altri farmaci ad azione antiedemigena.


Il trattamento chirurgico delle varici


Quando parliamo di terapia farmacologica e parafarmacologica, ci riferiamo a trattamenti prolungati nel tempo atti a migliorare il quadro clinico ed evitare il peggioramento dei sintomi nel tempo ma che non possono di fatto affrancare del tutto il paziente dal disturbo. Al fine di risolvere la patologia in maniera definitiva è necessario ricorrere alla terapia chirurgica che però necessità di diverse sedute operatorie per giungere ad una completa remissione dei sintomi. Oggi alla classica asportazione chirurgica della vena malata si è aggiunto l’utilizzo del laser endovascolare che di fatto chiude l’unico tratto di vena dilatata, si tratta di un intervento veloce che non richiede alcun ricovero, trattandosi di pratica ambulatoria e per questa ragione di gran lunga preferita dal paziente.


L’insufficienza venosa cronica comunque non limita i suoi effetti alle sole gambe, chi ne soffre, generalmente, associa la stessa patologia a livello anale, con la presenza di emorroidi e nei maschi, del cosiddetto varicocele, quando ad essere interessate sono le vene all’interno del testicolo. Anche se in misura minore, la donna può soffrire di una forma di varicocele al femminile, con dilazione delle vene ovariche, caratterizzato da dolore, spesso violento in sede pelvica. Utile ricordare che fra i pazienti che vadano incontro a questo tipo di patologie, si riscontra al contempo una sorta di predisposizione familiare, al punto che sovente nella stessa famiglia ritroviamo più componenti che soffrono dello stesso disturbo che, quasi sempre, viene tramandato da madre a figlia.


Ne consegue che i pazienti che abbiano predisposizione familiare o che comincino a avvertire i segni della insufficienza venosa, dovranno monitorare col proprio medico il grado della patologia al fine di intervenire tempestivamente prima dell’aggravarsi della sintomatologia. In linea di massima risulta quanto mai consigliato per i pazienti che soffrano di insufficienza venosa cronica, un moderato esercizio fisico che preveda lunghe passeggiate, meglio ancora se in acqua, l’uso della bicicletta o della cyclette è parimenti indicato, mentre sconsigliata è l’abitudine di stare in piedi e fermi per lungo tempo. Quanto mai indicata invece una dieta che preveda frutta e verdura e che miri ad evitare nella maniera più assoluta l’aumento del peso ponderale dell’individuo, così come, particolare attenzione andrà prestato, nel periodo della gravidanza, al peso individuale, evitando il soprappeso, per non parlare dell’obesità. Per quanto concerne le calze elastiche, da ricordare che tale presidio andrà indossato tutto il giorno e non occasionalmente, quando ci si accorga che il fastidio è più accentuato.

 

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