lunedì 17 agosto 2015

Come fare a riconoscere i grassi che ti fanno male al cuore?



Sembrava che solo il burro fosse la causa primaria dei nostri malanni intriso com’è di grassi saturi. Ed invece ecco la sorpresa, i grassi saturi, da uno studio condotto in Inghilterra e che ha trovato spazio nelle pagine del British Medical Journal, verrebbero riabilitati, appunto quelli contenuti nel burro e vengono messi all’indice solo i grassi trans, quelli di cui sono ricchi i cibi industriali e la margarina.


Che differenza c’è fra grassi saturi e grassi trans?

La differenza fra questi due tipi di grassi è tutta nella loro origine. Mentre i grassi saturi provengono da prodotti di origine animale, carne, latte vaccino, burro, tuorli d’uovo e quant’altro, gli altri, ovvero i grassi trans insaturi provengono da processi di estrazione partendo da oli vegetali. L’industria infatti con un processo definito di idrogenazione tratta tali oli e poi li immette nella filiera alimentare per la produzione di merendine e di altri prodotti da forno industriali. 

 “Per anni è stato consigliato a tutti di tagliare i grassi. I grassi trans non hanno benefici per la salute e rappresentano un rischio significativo per le malattie cardiache, ma il ruolo dei grassi saturi era meno chiaro”, spiega Russell de Souza, del Dipartimento di Epidemiologia Clinica e Biostatistica dell’Università canadese McMaster. Così de Souza e colleghi hanno analizzato i risultati di 50 studi osservazionali per valutare l’associazione tra grassi saturi e trans e ricadute sulla salute degli adulti.

Secondo tali recenti acquisizioni scientifiche, non sarebbe più così abbondantemente dimostrato che il consumo di grassi saturi sia responsabile di malattie quali ictus, diabete di tipo 2, infarto e altri accidenti cerebrovascolari. Sembrerebbe più logico pensare, sempre seguendo le conclusioni di questo studio, che il consumo di grassi insaturi trans sia associato ad un aumento pari al 34% di morte per qualsiasi causa, del 28 per cento del rischio di mortalità per malattia coronarica, e a un aumento del 21 per cento del rischio di malattia cardiovascolare.



Le attuali e future linee guida

Se fino adesso si diceva che all’interno della nostra dieta la percentuale di grassi saturi non dovesse superare il 10% e quelli di grassi trans insaturi l’1%, alla luce dello studio scientifico si sarebbe visto che anche superando la percentuale del 10% relativa ai grassi saturi, non si rilevano danni alla salute, diverso è invece il caso dei grassi trans, se si supera dell’1% la loro percentuale all’interno della dieta si aumenta anche il rischio di malattie cardiovascolare. Attualmente, allo stato dei lavori scientifici fin qui giunti non è possibile comunque dare per certo nulla, visto che ci troviamo all’interno di studi osservazionali, precauzione vorrebbe che si sostituisse quanto più possibile il cibo somministrato nei fast food, merendine e cibo industriale confezionato a favore di frutta secca e cereali integrali.


“… Non stiamo proponendo di aumentare il consumo di grassi saturi rispetto a quanto suggerito dalle linee guida, ma non abbiamo neanche trovato prove che limiti più alti darebbero benefici specifici per la salute”, ha spiegato l’autore. Le attuali linee guida raccomandano che gli acidi grassi saturi non apportino più del 10% delle calorie totali della dieta. “Se diciamo alla gente di mangiare meno grassi saturi o trans, dobbiamo offrire un’alternativa migliore”, fa notare de Souza. Purtroppo, nella nostra rassegna, non siamo stati in grado di trovare le prove che avremmo voluto per poter suggerire migliori scelte di sostituzione. Comunque il nostro e altri studi suggeriscono di sostituire gli alimenti ad alto contenuto di questi grassi con oli vegetali, noci e cereali integrali“.

Fonte: Marta Buonadona (Panorama)

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